Rieccoci anche quest’anno tutti insieme per una breve riflessione su questa giornata.

L’intento non è quello di ripetersi con le solite parole, con il solito macabro elenco dei femminicidi, con i soliti propositi. Non vogliamo raccontarci ciò che già ci siamo detti l’anno scorso e che, in fondo, tutti già sappiamo. L’intento è quello di capire cosa c’è allora che non funziona. Quale è l’anello debole di questa vergognosa catena di omicidi, di insulti, di abusi che continuano a perpetrarsi? Dove la parola non riesce più a funzionare, a mediare, a fungere da barriera per lo stupratore, per l’omicida? Qual è il momento, l’elemento dal quale scaturisce la furia, la barbarie, la violenza più atroce? Perchè la parola non basta più

Forse è proprio ancora dalla parola che dobbiamo ripartire. Dalla parola usata fuori luogo, usata per abitudine perchè figlia di un retaggio culturale sbagliato da cui proprio non riusciamo a separarci. Parole proferite per caso, distrattamente, talvolta addirittura involontariamente, parole che però fanno parte del nostro vocabolario mentale, quello che ci siamo costruiti col tempo, condizionato da determinati modelli.

Parole e vocabolario da cui ci riesce tanto difficile staccarci.

Ecco la presentazione completa e una foto della giornata.