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DONNE E FISICA: UN MESTIERE POSSIBILE
Un progetto per l'anno Mondiale della Fisica


attuato dal Comitato Pari Opportunità dell'INFN,
Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile,
Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Università degli Studi di Torino,
Centro UNESCO di Torino,
Comitato Pari Opportunità del CNR.


RELAZIONE CONCLUSIVA

In una società postmoderna, multietnica e tecnologicamente avanzata come quella italiana, ha ancora senso considerare il “problema femminile” come prioritario fra i temi da affrontare? È la domanda che si sono posti gli organizzatori del concorso "Le donne e la fisica: un mestiere possibile", che fa parte delle iniziative del 2005, proclamato dall'UNESCO "Anno Mondiale della Fisica". L'idea del concorso trae origine dall'indagine condotta negli scorsi anni nelle Scuole Secondarie Superiori di Torino e provincia dal Centro UNESCO di Torino e dal Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile in merito all'atteggiamento delle studentesse nei confronti delle carriere scientifiche, dalla quale era emersa una chiara situazione di disagio e di diffusi stereotipi e pregiudizi. Ancora oggi, infatti, le ragazze, pur animate da un vivo interesse per le tematiche scientifiche e dotate di capacità e intelligenza evidenziate dai brillanti risultati scolastici, manifestano difficoltà a “immaginarsi scienziate”, scoraggiate dal pregiudizio che la carriera scientifica sia un territorio ancora prevalentemente maschile, scarsamente frequentato e conquistato dalle donne. Questo atteggiamento comporta spesso la rinuncia a indirizzare i propri studi verso le discipline scientifiche: la conseguente distrazione di risorse intellettive dalle carriere scientifiche non costituisce solo una perdita per il mondo della ricerca, ma si traduce anche in un complessivo impoverimento culturale delle donne e, più in generale, in un serio pregiudizio per lo sviluppo socio-economico dell'intera società e delle generazioni future.

Con l'avvio dell'Anno Mondiale della Fisica, che ha fra i suoi scopi dichiarati anche quello di affrontare il problema della disparità di genere nel mondo della ricerca scientifica, il Centro UNESCO e il Centro di Studi e Documentazione del Pensiero Femminile di Torino hanno proposto agli organizzatori delle iniziative dell'Anno Mondiale della Fisica in Piemonte, in primis alla Facoltà di Scienze MFN, ai Dipartimenti di Fisica dell'Università di Torino e alla sezione di Torino dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), di lanciare un progetto speciale dedicato alle donne e al loro rapporto con la fisica. E' nata così l'idea di bandire un concorso rivolto alle studentesse delle scuole secondarie superiori, avente per tema la preparazione e realizzazione, attraverso la rete telematica, di interviste a donne che hanno scelto la Fisica come campo specifico per la propria professione.

Attraverso le interviste si è voluto raggiungere un duplice scopo: da un lato raccogliere testimonianze di donne impegnate nel settore, dall'altro far sì che le ragazze entrassero direttamente in contatto con donne che hanno dedicato la propria vita lavorativa alla ricerca in fisica, presentandosi come modelli di riferimento positivi per le giovani che sognano una realizzazione professionale in questo campo scientifico. La testimonianza diretta della “vita da scienziata” - lavoro, carriera ma anche ambito familiare - può costituire infatti un efficace antidoto contro ogni stereotipo che allontani le giovani dalle professioni scientifiche.

Al progetto hanno subito aderito i Comitati per le Pari Opportunità dell'INFN e del CNR, che hanno lanciato un appello alle ricercatrici dei rispettivi enti per chiedere la loro disponibilità alle interviste. Si è formato così un primo nutrito elenco di donne, successivamente integrato, attraverso un “passa parola” molto efficiente, con nomi di ricercatrici attive nel campo della fisica, sia in Enti di ricerca pubblici e privati che in industrie o nei servizi. L'entusiasmo con cui l'iniziativa è stata accolta da parte delle donne "intervistande" è stato grande ed è sintomatico di quanto il problema della presenza e del ruolo delle donne nella fisica sia considerato di importanza fondamentale proprio da parte di chi lo ha risolto. Attenzione e interesse sono stati espressi anche dagli Enti locali, in particolare dalla Provincia di Torino e dalla Regione Piemonte, dalla Fondazione CRT e dalla Compagnia di San Paolo, che, insieme all'INFN e alla Facoltà di Scienze MFN dell'Università di Torino, hanno fornito il supporto finanziario al concorso. L'iniziativa, battezzata “Donne e fisica: un mestiere possibile”, è stata inclusa tra i progetti ufficiali finanziati dall'INFN in occasione dell'Anno Mondiale della Fisica.

Il concorso è stato presentato in un convegno tenuto presso il Centro UNESCO di Torino nel novembre 2004. La risposta delle scuole è stata molto incoraggiante: hanno aderito studentesse di 21 Istituti, di cui 4 non Piemontesi, per un totale di oltre 200 studenti e una ventina di insegnanti. A ogni gruppo di lavoro sono stati assegnati uno o più nomi di donne da intervistare, presi dall'elenco delle ricercatrici che avevano dato la propria disponibilità. Le interviste si sono svolte principalmente attraverso la rete telematica, secondariamente attraverso contatti telefonici o di persona. Anche questo aspetto era intenzionale e aveva lo scopo di promuovere l'uso delle nuove tecnologie nel mondo studentesco femminile. Le domande sono state elaborate autonomamente dalle studentesse, anche se una traccia era stata suggerita dal comitato organizzatore; le intervistate hanno risposto altrettanto liberamente. Domande e risposte sono quindi state raccolte in un documento che i gruppi di lavoro hanno inviato per via telematica al comitato organizzatore.

I lavori pervenuti sono stati esaminati dalla commissione giudicatrice formata da membri del comitato organizzatore del concorso, allargata a un insegnante scelto, ovviamente, al di fuori di quelli delle classi che concorrevano. In totale sono pervenute, entro la scadenza indicata, 34 interviste, fatte a 66 ricercatrici, da parte di gruppi di lavoro di 18 scuole, con il contributo di 190 intervistatori (di cui 8 ragazzi). I lavori sono stati presentati in un convegno tenutosi il 24 maggio scorso nell'Aula Magna dell'Università di Torino. Ai 47 studenti e agli 11 insegnanti dei cinque gruppi piemontesi risultati vincitori e del gruppo di una scuola di Napoli, a cui è stato assegnato il premio speciale della giuria per i partecipanti di altre regioni, è spettato come premio un viaggio ai laboratori di ricerca e alle strutture UNESCO di Trieste, tenutosi nel mese di ottobre.

Quali sono gli aspetti più interessanti emersi dai lavori presentati?

Vediamoli prima dal punto di vista delle donne intervistate, che andavano da studiose che hanno completato con un notevole successo la loro carriera, come Margherita Hack, a ricercatrici all'inizio del loro percorso professionale. Dagli elaborati presentati emerge come l'esiguità numerica delle donne nei percorsi formativi di carattere scientifico e ancor più nei diversi settori professionali della ricerca scientifica - a fronte del complessivo, notevole balzo in avanti compiuto dalle donne nell'istruzione negli ultimi decenni - sia da attribuirsi esclusivamente a fenomeni di natura culturale, cioè ai ben noti stereotipi e pregiudizi sulle possibilità di realizzazione delle donne in un ambiente prevalentemente maschile quale quello della ricerca scientifica. Dal racconto delle intervistate emerge, infatti, come i modelli sociali storicamente prefissati per le ragazze abbiano costituito un problema con cui confrontarsi nel momento della scelta della propria formazione e quindi della carriera. In molti casi l'influenza della famiglia di origine è stata determinante: ma se per alcune ricercatrici si è rivelata un ostacolo da superare per la realizzazione delle proprie aspirazioni scientifiche, per altre, invece, la famiglia - insieme con i suggerimenti di “mentori” (insegnanti, amici, parenti) - ha offerto un concreto incoraggiamento a sviluppare l'interesse verso discipline tradizionalmente considerate appannaggio maschile.

Lo stereotipo della donna in difficoltà di fronte a problemi tecnici o “scientifici” risulta, nelle risposte delle intervistate, nettamente superato, ed anche l'inserimento nel mondo del lavoro e l'accettazione da parte dei colleghi o dei superiori sembra porre solo eccezionalmente dei problemi. Emerge, tuttavia, la consapevolezza che un lavoro impegnativo, coinvolgente e competitivo, come quello della ricercatrice, e che si svolge spesso in sedi diverse e lontane, mal si concilia con il lavoro di cura della famiglia, ancor oggi squilibrato a sfavore delle donne. La difficoltà maggiore lamentata dalle intervistate è in effetti quella di armonizzare la vita privata, in particolare famiglia e figli, con le esigenze di una carriera scientifica che spesso richiede impegni fuori sede e fuori orari fissi o prevedibili. Gli aspetti positivi indicati dalla quasi totalità delle intervistate sono l'entusiasmo e l'interesse per il proprio lavoro, che perdurano anche a distanza di anni, e la consapevolezza delle proprie capacità nell'affrontare e risolvere i problemi e le diverse situazioni in cui si trovano coinvolte.

Ancora più interessante è l'altro versante, quello delle intervistatrici. Ciò che emerge dagli elaborati è il desiderio di capire la personalità delle donne con cui le studentesse si sono confrontate, di documentarsi sugli aspetti della loro vita, personale e professionale, e la curiosità verso un mondo che appare distante dall'esperienza quotidiana ma che viene percepito, tuttavia, come affascinante; infine, nei migliori lavori, la capacità di sintetizzare in modo indipendente, al di fuori di stereotipi e pregiudizi, le idee e le riflessioni suggerite alle studentesse dal contatto con un ambiente così diverso.
L'interesse dichiarato dalle intervistatrici nella presentazione dei propri lavori al convegno di Torino è stato in primo luogo di carattere “giornalistico”, come esse stesse lo hanno definito; un numero ridotto di partecipanti al concorso ha anche manifestato l'intenzione di indirizzare i propri studi futuri verso le discipline scientifiche. Va sottolineato infine un ulteriore aspetto rilevante, emerso dagli elaborati: la competenza e l'entusiasmo dei professori delle classi concorrenti e la qualità dell'attività da loro svolta assieme ai propri studenti. Anche questa esperienza, quindi, ha dimostrato quanto sia importante il ruolo degli insegnanti e della formazione scolastica per la valorizzazione delle attitudini delle studentesse e degli studenti e per la promozione del loro interesse verso discipline di carattere scientifico.

L'esito del concorso ha nel complesso suscitato un'impressione decisamente positiva, che denota maturità e consapevolezza da parte di tutti i partecipanti.

Impressione positiva ampiamente confermata nel corso del viaggio di studio - il premio del concorso - che prevedeva la visita a vari siti di interesse scientifico situati a Trieste, e che si è svolto nel mese di ottobre. Il programma del viaggio, denso ed organizzato in maniera impeccabile, comprendeva visite al parco scientifico dell'Area di Ricerca di Basovizza, dove studenti e docenti hanno visionato alcuni esperimenti in corso presso il sincrotrone Elettra, e a Padriciano, presso i laboratori dell'INFN; la visita all'Osservatorio Astronomico di Trieste a Basovizza, dove è stato possibile effettuare osservazioni del cielo sia direttamente, con il nuovo telescopio recentemente installato, che in differita, come previsto dal progetto per la didattica dell'astronomia e dei metodi di osservazione denominato “Le stelle vanno a scuola”, che permette osservazioni remote via rete telematica; la visita all'ICTP, Centro internazionale di Fisica Teorica fondato dal fisico Abdus Salam e a lui intitolato, situato a Grignano, che ospita una delle maggiori biblioteche scientifiche d'Europa, e che mette a disposizione di studenti e ricercatori di tutto il mondo - in particolare di quelli provenienti da Paesi in via di sviluppo - più di 63000 volumi e più di 450 riviste internazionali di carattere scientifico; ancora a Grignano, la visita al museo dell'Immaginario Scientifico, una delle prime esposizioni permanenti di carattere multimediale con laboratori didattici costituiti da apparati con i quali sperimentare direttamente fenomeni scientifici e verificare le leggi della natura in modo ludico. Il coinvolgimento e l'entusiasmo mostrati da studenti ed insegnanti sono documentati dall'attenzione e dal numero e la qualità delle domande rivolte a ricercatrici e ricercatori coinvolti nell'illustrazione delle attività scientifiche, ad ulteriore conferma del livello di maturità e dell'interesse genuino dei partecipanti alle visite.

L'interesse suscitato a vari livelli dal progetto “Le donne e la Fisica: un mestiere possibile”, la qualità dei lavori inviati per il concorso e l'entusiasmo delle intervistatrici e delle intervistate hanno sancito il successo dell'iniziativa e ribadito l'importanza di simili attività di divulgazione come contributo alla rimozione di ostacoli alla crescita culturale e professionale delle donne nella ricerca scientifica e, più in generale, alla formazione delle nuove generazioni. Dobbiamo ringraziare, anche per questo, l'Anno Mondiale della Fisica, che ha portato negli ambienti accademici, votati tradizionalmente alla ricerca fondamentale, un vento fresco di attenzione e apertura verso la società e i suoi molteplici problemi.


A cura di: G. Rinaudo,Università di Torino, coordinatrice del progetto “Donne e Fisica”
L.Ubaldini e P.Cenci, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e CPO dell'INFN

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