06 Nov Intervista a Francesco Collamati, ricercatore dell’INFN di Roma e co-fondatore di Radiantis Research
Lo scorso 22 ottobre, nell’ambito del Forum Sostenibilità, allo spin-off dell’INFN Radiantis Research è stato conferito il Premio Impresa Sostenibile, che viene consegnato dal Sole 24 Ore alle Piccole e Medie Imprese che hanno intrapreso percorsi di crescita responsabili, capaci di coniugare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e sociale. Progetti che generano valore nel lungo periodo, soddisfacendo i bisogni del presente senza compromettere quelli delle generazioni future.
Abbiamo colto l’occasione per intervistare Francesco Collamati, Primo Ricercatore dell’INFN di Roma 1 e co-fondatore di Radiantis Research nonché fra gli ideatori della tecnologia alla base dell’azienda.
Buongiorno Francesco, complimenti per il premio e grazie della tua disponibilità. Entriamo subito nel vivo: parlaci del tuo spin-off, di cosa si occupa, quando è stato fondato, qual è la tecnologia alla base?
Radiantis Research S.r.l. è stata fondata a Milano nel novembre 2023, mentre il riconoscimento come spin-off di INFN è avvenuto poco dopo. È una startup che si occupa di dispositivi medici ed è stata fondata da quattro soci: io, un chirurgo e un medico nucleare dell Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano e un quarto socio che viene dal mondo delle case farmaceutiche ed è ingegnere biomedico di formazione. L’idea alla base è quella di portare sul mercato, dopo un percorso di industrializzazione e marcatura CE, il dispositivo che INFN ha sviluppato in collaborazione con l’Università La Sapienza a partire dal 2012.
Si tratta di una sonda rivelatrice di particelle da utilizzare durante la chirurgia: al paziente oncologico viene normalmente iniettato un radiofarmaco che si concentra nel tumore da asportare, durante l’operazione il chirurgo tiene in mano la nostra sonda, che è sensibile al radiofarmaco, ed è quindi guidato nell’asportazione completa del tumore, anche di quelle parti che potrebbero non essere visibili a occhio nudo.
Di fatto, il nostro è l’unico dispositivo al mondo che permette di effettuare chirurgia radioguidata con farmaci PET, e che quindi tipicamente hanno già ottenuto l’approvazione clinica e sono utilizzati comunemente da qualsiasi medicina nucleare. Tutti gli altri sistemi, che sono sensibili ai fotoni gamma, sono stati testati solo con farmaci sperimentali e hanno dato risultati inferiori ai nostri.
Come avete tutelato la Proprietà Intellettuale?
La tecnologia è coperta da un brevetto, depositato da INFN in contitolarità con l’Università La Sapienza, di cui Radiantis ha acquisito la licenza d’uso esclusivo. In più, abbiamo acquisito, sempre da INFN, una licenza per il Know-How sviluppato in questi anni.
Partendo da questo pacchetto di conoscenze e tecnologie, qual è il vostro primo obiettivo?
Attualmente, siamo focalizzati nel produrre a livello industriale, anche se in piccola scala, la nostra sonda. Nello scorso anno e mezzo abbiamo fatto un lavoro enorme per capire come funzioni l’iter per la certificazione del nostro prodotto. Abbiamo proceduto su due fronti: da un lato abbiamo contattato una serie di aziende che potessero fabbricare l’oggetto; dall’altro, stiamo intessendo una rete di relazioni, con medici e istituzioni che possano testare il dispositivo prima della marcatura CE, all’interno dei trial previsti per ottenerla. E proprio questo secondo punto presenta difficoltà non banali, perché è necessario superare la ritrosia degli ospedali nell’autorizzare la sperimentazione di un prodotto completamente nuovo, realizzato tra l’atro da una start-up e non da una multinazionale del settore.
Nel frattempo, durante questo percorso, abbiamo inserito due nuovi soci. Il primo viene da una realtà completamente diversa da quella medica scientifica: è un esperto di comunicazione che ci ha conosciuti a un evento ed è rimasto così colpito dal nostro prodotto che ha deciso di acquisire delle quote di partecipazione con un suo capitale personale. Il secondo invece è un consulente che ci ha aiutato a redigere il business plan lavorando con un contratto di work for equity. A oggi siamo quindi sei soci.
Tu, oltre che uno dei fondatori, sei l’anima scientifica e tecnologica di Radiantis, e questo tuo ruolo deriva ovviamente dall’esperienza in INFN. Ce la puoi raccontare?
Io ho seguito il tipico percorso di fisica delle particelle, anche se già dalla laurea triennale e poi dalla magistrale ho sempre lavorato su applicazioni della fisica in ambito medico. All’inizio mi occupavo degli aspetti dosimetrici per l’adroterapia, un aspetto parecchio contiguo alla fisica delle particelle, poi, all’inizio del mio dottorato, il professor Faccini ebbe l’idea di sviluppare una sonda per la chirurgia radioguidata. Era un’intuizione embrionale ma giusta: noi fisici delle particelle abbiamo imparato a realizzare rivelatori molto sensibili agli elettroni e molto trasparenti ai fotoni, cosa ci possiamo fare? In che ambito possiamo applicarli? E questo è stato proprio il mio progetto di tesi di dottorato. In seguito, ho lavorato per un anno in Sapienza su argomenti di fisica medica e successivamente, per necessità, mi sono occupato di altre cose per un anno. Ritornato all’INFN di Roma 1 nel 2017 ho ripreso le fila di quanto iniziato col dottorato, dividendo il mio tempo tra la fisica medica e quella fondamentale.
E quando è nata l’idea dello spin-off?
Devo essere onesto e ammettere che non è nata da me: io, come ricercatore, ero già soddisfatto con le pubblicazioni che avevamo fatto e con la dimostrazione pratica sul primo paziente. La spinta verso lo spin-off è nata proprio dai soci co-fondatori milanesi, in particolare dal chirurgo che aveva testato la sonda su una decina di pazienti e l’ha trovata così utile da affermare di non voler “più operare senza”. È stato quindi lui, assieme al suo collega medico nucleare, a proporre di scendere in campo in prima persona per commercializzare la sonda. Dopodiché io mi sono presentato al Servizio Trasferimento Tecnologico di INFN con l’idea di costituire uno spin-off.
Questo mi porta alla domanda successiva, cioè: come valuti l’interazione con il Trasferimento Tecnologico di INFN durante il percorso di creazione dello spin-off?
Ricordo l’entusiasmo di Ilaria (Giammarioli, responsabile del Servizio Trasferimento Tecnologico, N.d.R.) quando le ho raccontato di voler fondare una start-up che venisse riconosciuta come spin-off INFN: mi disse che era un’ottima idea e che dovevamo provare a proteggere la tecnologia con un brevetto perché dà consistenza all’idea di business. Credo che tutto il processo sia stata una bellissima storia di interessi comuni, di INFN, miei e dei colleghi medici, che fin dall’inizio hanno voluto lavorare con tutta la trasparenza e lo spirito di collaborazione possibile.
All’interno del Servizio TT ho trovato sempre infinità disponibilità ed elevata competenza, certo c’è un po’ di burocrazia da espletare, ma per la mia esperienza i meccanismi ci sono e funzionano alla grande.
Quali sono state le sfide più grandi che avete dovuto affrontare?
La prima è dare un po’ di concretezza: abbiamo fatto un gran lavoro dietro le quinte, le sperimentazioni precedenti della tecnologia hanno suscitato un grande interesse dei clinici, ma ora ci serve un oggetto finito, industrializzato e certificato. E questo punto è la vera sfida oggi per questo progetto: siamo una piccola realtà in un mondo di pesci grossi e non possiamo permetterci di investire milioni di euro per studi sponsorizzati volti a ottenere le certificazioni, noi dobbiamo guadagnarci la fiducia dei decisori negli ospedali, trovare qualche centro che riesca a convincere il comitato etico ad autorizzare la sperimentazione, secondo quanto previsto dalla normativa. Per questo noi ci teniamo molto a evidenziare che siamo spin-off dell’INFN, per dimostrare che alle spalle di Radiantis c’è una solida base scientifica e tecnologica.
L’altra sfida è stata orientarsi nel mondo della certificazione di un dispositivo medicale, perché sono richieste competenze molto vaste che, di fatto, non esistono raccolte in unici soggetti. E questo è anche il mio suggerimento per l’INFN: se c’è il reale interesse a fare applicazioni e dispositivi in fisica medica, sarebbe molto utile avere una qualche forma di consulente che possa aiutare nel campo della certificazione.
Invece la soddisfazione più grande?
Devo ammettere che ricevere il versamento del nuovo socio che è voluto entrare con il suo capitale ha fatto un certo effetto: vedere che una cosa che è nata con la mia tesi di dottorato, con le idee scritte su una lavagna è evoluta al punto tale che non solo ha impattato sulla vita di una quarantina di pazienti, ma qualcuno ha deciso di investire una certa cifra di tasca sua perché crede nel progetto.
Quali saranno quindi i prossimi passi?
Prima di tutto la produzione industriale su piccola scala in modo da avere i primi pezzi da dare in prova gratuita a un certo numero di chirurghi, eventualmente prevedendo poi anche proposte “in abbonamento”, in cui oltre alla sonda e alla sua manutenzione, facciamo la formazione e la consulenza nella stesura dei protocolli medici.
Ultima domanda: come ti vedi nel futuro, ricercatore o imprenditore?
Non mi vedo a fare il big manager e vorrei mantenere la mia posizione di ricercatore ma non mi dispiacerebbe continuare a occuparmi di Radiantis, magari come consulente, anche nell’eventualità che l’azienda venga acquisita da una società più grande. Ho contribuito a creare questo dispositivo e vorrei poter continuare a seguirne gli sviluppi futuri.
Grazie, Francesco, e ancora complimenti per il premio.
Grazie a voi.
