Riunione allargata del 26 novembre:
- Comunicazioni del presidente
- Relazione di A. Zoccoli sulla Formazione*
- Relazione di A. Esposito sulle Sicurezze*
- Relazione di M. Pischedda sull’utilizzo dell’agenzia viaggi*
- Relazione di S. Fiori e M. Serra sulla dematerializzazione amministrativa*
Riunione del Consiglio Direttivo del 27 novembre:
- Sessione informale pomeridiana
*N.B. Le relazioni sono riassunte sulla base degli appunti dei rappresentanti del personale senza la revisione degli autori.
Comunicazioni del presidente (Il presidente ha raggiunto la riunione nel pomeriggio a causa di un impegno concomitante. Le comunicazioni vengono riportate comunque come primo punto del resoconto).
Legge stabilità: è confermato il turnover al 60% per ricercatori e tecnologi. E’ molto improbabile che si riesca a salvare almeno il personale tecnico dal turnover al 25%. Invece la buona notizia è che una parte dei 1000 nuovi posti di ricercatore andrà agli Enti di Ricerca, per un budget di 9.5 milioni (che corrispondono a circa 183 posti, anche se il ministro dice 217). L’INFN intende aggiudicarsi la massima frazione possibile di questi nuovi posti, sulla base di diversi argomenti, primo fra tutti il fatto che quasi tutti gli altri Enti avrebbero avuto ampia possibilità di bandire posti di ricercatore ma non l’hanno fatto, mentre l’INFN ha disperato bisogno dei nuovi posti in pianta organica. Il presidente ritiene che l’INFN debba ambire ad almeno 50 posti.
Il decreto ministeriale sulle chiamate dirette è andato in approvazione alla Corte dei Conti. Quindi il presidente invita tutti i direttori entro 1 settimana a formulare proposte con CV e proposta di inquadramento (livello e fascia). Il budget disponibile è di 1.5 milioni corrispondenti a circa 20 chiamate. L’INFN potrebbe fare 7-8 nomi.
Purtroppo non c’è nessuna novità sui premiali: malgrado siano stati nominati gli esperti di cui il comitato si potrà avvalere per valutare i progetti, nulla ancora si è mosso.
Il progetto Carbosulcis è in corso di esame da parte dalla BEI con delle richieste di chiarimenti. Il MEF ha chiarito che come INFN non possiamo entrare nel prestito BEI, ma solo come company. E’ quindi necessario formare uno spinoff. Un altro spinoff si potrebbe fare con FBK e le foundery per la produzione di SIPM, progetto sul quale ci sarebbe un forte contributo della regione Abruzzo. Questo e’ un progetto che si può fare anche senza i soldi BEI, anche perché è orientato alla ricerca, mentre Carbosulcis è fatto per entrare nel mercato e senza BEI e’ piu’ difficile da immaginare.
L’unico precedente di prestito BEI fu quello di Elettra, sul quale il MEF ha molte riserve. Ora invece sta seguendo con favore l’operazione Carbosulcis, proprio perché ha uno sbocco sul mercato.
Zoccoli presenta quello che viene chiamato il “progettone” per il calcolo, che consiste nel creare in Italia una e-infrastructure che raccolga i pezzi esistenti di supercalcolo scientifico: Tier1 e Tier2 + HPC cineca, rete GARR e infrastruttura dati di CNR high-science. Sarebbe una unica infrastruttura in grado di fornire servizi di calcolo a tutti i ricercatori italiani. Vi sono stati vari contatti fin da giugno, con i partner italiani (regioni, MIUR, MISE, agenzia digitale….), con le istituzioni europee (DG-connect, non DG-research) e con una delegazione lussemburghese che ha un progetto molto simile. E’ nata quindi l’idea di un progetto EU comune, aggiungendo anche la Francia, ma solo per la parte HPC. E’ stato quindi preparato un vision paper e presentato con grande successo allo European Data Forum tenutosi in LU il 16-17 novembre (presidenza europea in LU). La reazione è stata molto positiva, specie da parte del commissario europeo all’economia Oettinger. Il progetto parteciperà quindi ad una call della DG-connect, ma per avere successo bisogna rendere disponibile l’infrastruttura anche ad altre comunità (scuola, industria): il progetto potrebbe arrivare a 1 miliardo di finanziamento. In parallelo è stata lanciata dalla DG-research la Open Science Cloud con budget fuori H2020 (prime call da 10 milioni nel 2016, ma dovrebbe arrivarne una da 100 milioni). La DG connect vorrebbe cogestire quei soldi, usando anche il nostro progetto. Su queste call si stanno muovendo tutti, CERN in testa, ma le cose sono molto cambiate rispetto a FP7: la ricerca conta poco, ci vuole invece capacità di offrire servizi anche fuori dalla ricerca. Su questa linea EGI (sede ad Amsterdam) sta diventando l’attore principale.
Il progetto italiano ha il vantaggio di essere modulare: può funzionare a livello regionale, nazionale o europeo, lasciando aperte molte opzioni. Si sta considerando per esempio di farne una specie di prototipo in Emilia-Romagna. Molte altre regioni sarebbero disposte a investirci fondi strutturali.
Nella discussione che segue, alcuni commentano che questi progetti, per quanto molto apprezzabili, hanno cambiato il nostro modo di lavorare. Perdiamo tutto il nostro tempo a inseguire i finanziamenti. Il presidente risponde che quest’anno è la prima volta che l’INFN chiude il bilancio senza salvare un centesimo, e l’anno prossimo avremo altri tagli. E’ quindi indispensabile per sopravvivere cercare altri finanziamenti, altrimenti prima o poi dovremo tagliare i bilanci delle CSN.
Valerio Vercesi informa in CD che la UE ha deciso che gli assegni di ricerca non sono più rendicontabili come spesa di personale. Quindi ora non si possono più mettere né AdR né qualsiasi contratto di collaborazione nei costi di personale, al massimo sono subcontratti o servizi, che però non generano overhead. Al momento abbiamo 6 AdR su progetti europei, per questi troveremo una soluzione.
Relazione di A. Zoccoli sulla Formazione:
La formazione è regolata dalla direttiva n.10/2010 della Funzione Pubblica. Ha un budget pari al 1% del monte salari, che si può spendere solo per i dipendenti. Dal 2010 si può spendere solo fino al 50% del budget del 2009 e gli avanzi si perdono. Quindi adesso il budget per l’INFN è circa di 1.1M€.
Il direttore è responsabile della formazione in ciascuna struttura. A livello nazionale la Commissione Nazionale Formazione (CNF) prepara un Piano Nazionale Formazione che poi viene inviato alla Funzione Pubblica. L’INFN è stato il primo EPR a dotarsi di un PNF ed ha costituito il primo ufficio formazione nel 1992. La formazione nell’INFN è organizzata secondo un modello partecipativo: le proposte vengono sottomesse ogni anno entro settembre dalle strutture, dalle CSN, dalla CCR e dalla CNPISA. La CNF poi le valuta e le coniuga con una strategia della formazione di Ente che viene ogni anno aggiornata, producendo entro dicembre il nuovo PNF che include sia corsi nazionali che locali.
L’Ufficio formazione ha il compito di attuare i programmi formativi, monitorare la spesa (specie le missioni) e gestire centralmente la formazione generale (streaming, corsi nazionali…). A livello locale il direttore è coadiuvato da un referente per la formazione, che raccoglie le esigenze formative del personale e si interfaccia con l’Ufficio Formazione e la CNF. I corsi di formazione possono essere di tipo amministrativo, computing/sw, elettronico, meccanico, impiantistico, risorse umane, scientifico, sicurezze (per i corsi non obbligatori). La CNF valuta le proposte di ciascuna categoria attraverso referee interni.
Per esempio: nel 2011 ci sono state 546 proposte, sono stati svolti 311 corsi, di cui 8 nazionali, 3 sulle sicurezze, 5 interstruttura, 9 ccr, 64 csn. In totale i partecipanti sono stati 535 (179 donne e 356 uomini). Al passare degli anni i corsi svolti sono diminuiti un pochino, ma sono aumentati molto i corsi nazionali (35 nel 2014): è questa una scelta strategica della CNF. I partecipanti sono saliti a quasi 900 persone. Questa evoluzione ha portato ad un notevole incremento del carico di lavoro sull’Ufficio Formazione, che peraltro conta solo 2 persone. Per questo lo scorso anno si è lanciata una call presso tutto il personale per formare un “ufficio formazione diffuso”: il progetto sta ora funzionando, con circa una decina di dipendenti (amministrativi, tecnici e tecnologi) che collaborano al lavoro della Formazione da varie sedi.
Un problema ancora non risolto riguarda la formazione ricercatori, che in media partecipano molto meno del resto del personale ai corsi disponibili. In passato si era provato a finanziare con i fondi formazione la partecipazione a conferenze di ambito contiguo a quello specifico di ricerca dei singoli ricercatori. Successivamente si è chiesto alle CSN di fare delle proposte, sia di corsi scientifici che di partecipazione individuale a conferenze, ma anche questa modalità era insoddisfacente e costosa ed è stata abbandonata lo scorso anno. Ora si pensa di proporre a livello nazionale dei corsi per ampliare la professionalità dei ricercatori sia nell’ambito della gestione delle risorse umane, sia nella comunicazione della scienza, aspetti questi sempre più rilevanti per l’Ente. Proposte di ulteriori temi formativi sono benvenute.
Lo scorso anno è stato organizzato anche un corso per i direttori, come esperimento pilota. Si pensa di dargli un seguito almeno per i nuovi direttori.
Zoccoli conclude tracciando un bilancio molto positivo dell’evoluzione della formazione nell’INFN negli ultimi anni, e ringrazia esplicitamente Graziano Fortuna, membro di giunta che lo ha preceduto nel coordinare la formazione, e tutto l’ufficio formazione. E’ opportuno a questo punto chiedersi se il modello formativo dell’Ente funziona ancora o se ha bisogno di correzioni. In particolare il ruolo dei referenti locali è cresciuto di importanza negli anni, grazie al maggiore coinvolgimento di molti referenti molti dei quali hanno anche una preparazione specifica. La CNF si è chiesta recentemente se non sia il caso di cambiarne il nome in “coordinatori della formazione locale”, dando loro maggiori spazi propositivi e organizzativi.
Nella discussione che è seguita, vari direttori hanno lamentato l’impossibilità di usare i fondi della formazione per i giovani, che non sono in massima parte dipendenti dell’Ente né a tempo indeterminato né a tempo determinato. Tuttavia è possibile farli partecipare ad eventi formativi INFN pagando la missione su altri fondi. Potrebbe venire sollevata l’eccezione che comunque alcuni non dipendenti sfruttano per la propria formazione delle risorse destinate ai soli dipendenti, ma in questo caso si potrebbe richiedere il pagamento di una piccola fee come contributo ai costi organizzativi.
Un altro tema sollevato da molti direttori riguarda i corsi delle sicurezze. Zoccoli ha chiarito che la CNF organizza solo i corsi non obbligatori, mentre per quelli obbligatori fornisce solo supporto ai direttori. I corsi obbligatori sono segnalati dal RSPP nazionale, vengono inseriti nel DB della formazione e vengono finanziati a parte.
Il rappresentante dei ricercatori ha sottolineato che la formazione continua è già intrinseca al lavoro di ricerca e che spesso la scarsa partecipazione dei ricercatori ai corsi è motivata dal fatto che non sono mirati sulle loro esigenze. Non sempre si è disposti a investire due giornate per un corso da cui a volte è difficile isolare le poche informazioni veramente utili nella pratica. E’ dunque indispensabile porre attenzione al taglio che si dà ai corsi per i ricercatori, ma anche potenziare la formazione in e-learning o in streaming, che permette di risparmiare tempo e di poter rivedere con calma il materiale del corso.
Il rappresentante dei ricercatori ha anche fatto notare che il termine “coordinatori” nell’Ente ha un significato ben preciso e che applicarlo agli attuali referenti prefigura una gestione molto diversa della formazione, nella quale l’assemblea dei referenti funziona come una commissione nazionale sostituendo di fatto la CNF. Il CD dovrà valutare se ritiene questa la direzione in cui andare (nel qual caso sarebbe bene che i “coordinatori della formazione” avessero un mandato a termine e venissero eletti), ma in caso contrario il termine “coordinatori” sarebbe improprio.
D.Bettoni, membro della CNF, ritiene invece che per la formazione il termine “coordinatore” abbia solo un significato locale, mentre la “politica della formazione INFN” resta comunque in carico alla CNF. Ciò non toglie che i “coordinatori” possano contribuire con proprie proposte e attraverso il confronto delle esigenze delle diverse sedi.
P.Campana suggerisce che la CNF renda noti in anticipo i corsi nazionali di massima che intende organizzare nell’anno successivo, in modo che i direttori possano tenerne conto al momento di convalidare o meno le proposte formative locali.
Viene anche segnalato che alcune università dichiarano le conferenze organizzate come eventi di formazione, che sono esenti IVA. Esplorare questa possibilità anche per le conferenze INFN.
Viene infine richiesto che ogni anno sia reso pubblico un consuntivo dei corsi fatti, con l’indicazione del costo, chi li ha organizzati, e il gradimento del corso.
Relazione del dott. Adolfo Esposito sullo stato della sicurezza e tutela della salute nelle Strutture INFN
La CNPISA (Commissione Nazionale Permanente Igiene Sicurezza e Ambiente) venne istituita nel 1995 a seguito del D.Lgs 626/94; il Prof. Migneco era il coordinatore e il suo compito principale era quello di verificare l’adeguamento dell’Istituto alla normativa corrente. Poi è stato introdotto il coordinamento da parte di un componente di GE coadiuvato da direttori e dirigenti che non ha subito variazioni sino al 2012, quando il Servizio Salute e Ambiente (SSA) ha sostituito acquisendone tutte le competenze i tre servizi esistenti: il Servizio Protezione radiazioni, il servizio di Medicina del lavoro e il coordinamento degli RSPP; è stata così ripensata la commissione che dopo un rodaggio ha evidenziato dei problemi (coordinatore commissione era il Responsabile del Servizio Ambiente che poi si trovava a coordinare anche il componente GE) e quindi si è riconfigurata nella forma attuale: il coordinamento è affidato al membro di GE, ne sono componenti tre direttori, il responsabile del SSA e il Rappresentante dei Lavoratori per le Sicurezze (RLS) nazionale. La CNPISA ed il SSA hanno compiti complementari e sinergici. Il SSA coordina gli RSPP locali, i medici e gli esperti qualificati. La CNPISA si avvale di gruppi di lavoro per approfondire temi che richiedono competenze specifiche. Assicura il supporto al RLS nazionale.
Esposito relaziona sulle nuove regole di accesso al CERN in base alle quali per i lavoratori esterni il datore di lavoro originale (non più il CERN) ha responsabilità nel merito. Il documento relativo alle nuove norme è disponibile su sito web del SSA. Ogni istituzione che invia lavoratori al CERN deve nominare un Safety Correspondent che faccia da referente tra l’istituzione e il CERN per questa materia. Il SSA ha inviato una lettera di richiesta di nomi a tutti i direttori, ma finora hanno risposto solo in 10. La cosa migliore sarebbe indicare i responsabili locali degli esperimenti che lavorano al CERN. Dal 1 gennaio 2016 se non saranno stati indicati verranno indicati dal CERN in automatico, basandosi sui team leader registrati. Alcuni direttori riportano che in realtà il CERN sta già comunicando ai team leader che sono “safety correspondent”, come anche indicato da ACCU.
Il servizio dosimetrico del CERN prevede la compilazione di un modulo specifico e una certificazione del datore di lavoro che deve essere prodotta obbligatoriamente dal 1 gennaio prossimo. Ogni anno occorrerà accordare questo certificato con l’esame di idoneità del medico autorizzato. Per quelli che lavorano al massimo 2 mesi al CERN nelle zone sorvegliate (consultabili sul sito web del CERN) avranno un dosimetro temporaneo dal CERN e non necessiteranno di visita medica preventiva. E’ quindi importantissimo sapere a priori in che aree andranno le persone prima di decidere come classificarle. Si può vedere la tipologia delle aree sull’applicazione raisin del CERN.
E’ stato proposto di formare un gruppo di audit interno per omogeneizzare le strategie di sicurezza nelle varie strutture e verificare l’applicazione del DL 81 nei vari siti. Il comitato di audit è presieduto da A.Esposito e composto da alcuni RSPP di grandi strutture. Ha il compito di collaborare con RSPP delle strutture e acquisirne le buone prassi, acquisire info su incidenti, infortuni, malattie professionali, emergenze. Successivamente visiterà tutte le strutture.
Recentemente la Consip offre convenzioni anche per i medici del lavoro e gli esperti qualificati. Le pubbliche amministrazioni sono obbligate a scegliere i servizi offerti dalle convenzioni Consip. Tuttavia in questo caso la continuità e la conoscenza dei problemi della struttura sono componenti essenziali per poter garantire un adeguato livello di sicurezza. Bisogna inoltre ricordare che il direttore è il responsabile ultimo della sicurezza nella struttura e, se la scelta obbligata di Consip lo solleva dalla responsabilità “in eligendo”, gli resta la responsabilità “in vigilando”. La cosa è stata sollevata anche dalla Società italiana di medicina del lavoro e di igiene industriale. Si sta studiando il caso con l’obiettivo di trovare una soluzione coerente per tutto l’INFN: evitiamo soluzioni diverse sede per sede.
La formazione per le sicurezze è obbligatoria: è stata fatta una gara nazionale vinta da AIFOS sia per e-learning che per la formazione frontale e sui capitoli ci sono ancora fondi dai quali si può attingere; gli RSPP sono già informati. Per quel che concerne gli ospiti e gli associati, andrebbero formati per le attività che vanno a svolgere. Nelle convenzioni con le università è previsto che il personale associato venga formato dall’INFN. Se vogliamo diminuire questo carico bisogna cambiare le convenzioni. Il SSA suggerisce di associare e ospitare persone già formate, semmai prevedere formazione solo per i rischi specifici che si incontrano nei laboratori INFN (nel caso p.es. di test beam). Per gli associati provenienti da Enti con cui non c’e’ convenzione bisogna assicurarsi che ricevano la formazione dal loro datore di lavoro. Per tutti gli altri (dottorandi assegnisti…) deve farsene carico l’Ente.
Con l’avvio della nuova codifica SIOPE è auspicabile che si possa disporre di un capitolo di spesa “sicurezza” su cui far gravare le spese inerenti la sicurezza.
Nella discussione che segue viene riportato che in molti casi la classificazione del personale professionalmente esposto è diversa (a parità di lavoro) in sedi diverse, perché c’e’ una diversa valutazione degli esperti qualificati. Si richiede che vi sia maggiore coordinamento fra di essi e che conoscano meglio le aree dove i nostri ricercatori vanno a lavorare (p.es. il CERN).
Per quanto riguarda il “safety correspondent” presso il CERN viene fatto notare che spesso il responsabile del TEAM cern non coincide col responsabile del gruppo locale. Viene chiarito che il direttore può scrivere al CERN per cambiare il nominativo del correspondent.
Relazione di M. Pischedda sull’utilizzo del servizio CWT e della convenzione con Trenitalia
Nel 2015 sono stati spesi 2.196.100 euro su CWT e 557.694 euro su Trenitalia. Il 76% per l’estero.
Incidenza dell’uso del sistema CONSIP sulla spesa missioni a bilancio: 20% (da tenere in considerazione che il bilancio include anche le spese per hotel e pasti). Le modalità di prenotazione sono state: Self booking tool 47% - Standard 34% - Urgente: 18% - Emergenza: 1.2% .
Ci si prepara a lavorare sul prossimo accordo quadro (2016); CONSIP ha effettuato una gara che ha visto come vincitori 4 aziende: CISALPINA, VENTURA Travel, UVET AMEX, CWT (CISALPINA col punteggio più alto). A queste aziende presenteremo le richieste specifiche dell’INFN.
Dallo studio della gara si vede che tutte le ditte offrono doppio canale di accesso (online e offline) ed hanno ridotto l’advance booking per i servizi base: Standard si passa da >=6 gg a >=2 gg , mentre Urgente <2 gg. Sembra che i tool di 3 ditte consentano prenotazione alberghi a carico diretto delle strutture.
Si sta anche lavorando ad un accordo con ITALO, in modo che compaia direttamente come opzione sul self service agenzia.
Diversi direttori hanno commentato molto negativamente il servizio di CWT, sia perché è oneroso in termini di lavoro dell’amministrazione, sia perché non funziona bene. Inoltre le tariffe sarebbero troppo distanti da quelle che si trovano online. Al contrario i due rappresentanti del personale riportano commenti generalmente favorevoli, soprattutto in relazione alla possibilità di non doversi anticipare il costo dei biglietti.
Relazione di Simona Fiori sulla dematerializzazione e gestione documentale
Il processo di innovazione e informatizzazione della PA è ormai regolato e imposto dalla Legge. In particolare ricorda la Legge 241/90, il DPR 445/2000 sul protocollo informatico e gestione flussi documentali, il DL 42/2004 (che definisce i documenti della PA come beni culturali sottoposti a tutela) ed il DL 82/2005 sul governo elettronico della PA.
In ottemperanza a queste leggi l’INFN ha pubblicato un proprio manuale della gestione documentale con la determina del DG n.85 che entra in vigore 1-1-2016, segnando l’inizio del nuovo protocollo informatico.
Successivamente, a partire dal 12-8-2016, dovremo essere in grado di dematerializzare tutto, non avere più carta. Infine dal 11-4-2017 dovremo avviare la conservazione sostitutiva della documentazione che permetta di conservarla sempre in modo leggibile anche al cambiare della tecnologia.
Per stabilire le prassi da seguire in questo nuovo scenario è stato stilato il “Manuale gestione documentale”: diviso in sezioni che seguono la vita del documento. Creazione, firma, classificazione, archiviazione. L’Ente è organizzato in AOO (aree organizzative omogenee), ovvero: presidenza, AC, lab naz, sezioni, CNAF, GSSI, TIFPA. In ogni AOO c’è un servizio potocollo e un responsabile, che di norma dovrebbe essere il responsabile del servizio di direzione. In AC ogni direzione avrà il suo ufficio protocollo. Nella sezioni molto grandi si potrà valutare l’opportunità di avere più di un ufficio protocollo.
Sono poi previsto varie figure: il coordinatore gestione documentale (S. Fiori) coordinerà tutti i responsabili locali (di direzione). Il responsabile della conservazione (S. Fiori), Il responsabile della sicurezza (ancora da individuare), il responsabile della trasparenza (i direttori), il responsabile del trattamento dei dati (i direttori), il responsabile dei servizi informativi (M. Serra).
Il documento informatico si definisce come la rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti. Bisogna cominciare a produrre documenti originali informatici. Quelli analogici devono essere convertiti: tutto in formato pdf-A. Il doc informatico per essere valido deve avere una firma elettronica che può essere di 4 tipi:
- Semplice (user-pw). Efficacia probatoria valutata dal giudice caso per caso
- Avanzata: efficacia probatoria di scrittura privata (firma su tablet)
- Qualificata
- Digitale: efficacia di scrittura privata (smart card o token).
Le comunicazioni interne all’INFN devono avvenire in modo informale: o attraverso email ordinaria o per flusso autorizzativo. La comunicazione fra AOO e il dipendente con posta normale o elettronica. La comunicazione delle AOO verso privati: via PEC o posta normale a seconda del valore del documento. Da privati a AOO: via PEC o raccomandata. Il fax non è più utilizzabile. Sarà essenziale dotare tutti i dipendenti di una PEC (allo studio).
E’ inoltre essenziale l’unicità del protocollo: devono sparire quelli di settore, cartacei ed altro. Deve restare solo quello informatico. Non tutti i doc vanno protocollati, solo quelli che hanno carattere formale: avvia un procedimento, modifica di una condizione o un diritto. Non si devono protocollare circolari, bollettini, materiali statistici. Si può ovviare al protocollo costituendo repertori o serie: atti CD per esempio. Devono solo essere immodificabili e numerati. Il protocollo certifica che il doc è arrivato, è autentico ed ha una data certa. Ha anche valore gestionale: ovvero permette di usare il documento in futuro.
Sulla conservazione c’è ancora molto da lavorare perché non basta un DB (o un “titolario”), ma bisogna prevedere anche l’obsolescenza di hw e sw.
Entro fine anno saranno individuate le figure principali: il responsabile della gestione documentale ed i responsabili locali del protocollo, per poterli dotare di smartcard entro fine anno.
Alcuni direttori chiedono chiarimenti sulla privacy, in quanto l’ufficio direzione ha a che fare con dati sensibili. S.Fiori risponde che ciascun dipendente è tenuto alla discrezione sulle info che riceve per lavoro. I protocollatori sono tenuti alla segretezza.
Interviene M.Serra (responsabile SI) a chiarire alcuni aspetti chiave: non ha senso informatizzare le procedure senza aggiornare i processi. Informatizzare procedure pensate per la carta è un errore. Esempio: i RUP devono avere la PEC. Ma non basta: TUTTE le gare dovranno diventare in digitale, ovvero tutti i documenti dovranno essere protocollati in digitale e firmati in digitale ! La CCR sta razionalizzando le PEC, portandole ad un unico gestore. Il numero di PEC istituzionali che servono ad una struttura non è alto: ne basterebbe una, più una seconda per le gare. La PEC funziona da snodo per la ricezione ed il protocollo di tutte le comunicazioni dall’esterno: poi tute le comunicazioni interne possono andare su posta normale.
Viene inoltre sottolineato che quando non avremo più la carta dovremo assolutamente garantire la conservazione dei documenti, altrimenti rischiamo di avere seri problemi anche penali. Altro problema spinoso sarà cosa fare del vecchio protocollo.
Il presidente dà il benvenuto a Bossi, nuovo direttore di Lecce, esprimendo apprezzamento per la disponibilità dimostrata.
Commissione borse sperimentali per stranieri: F.Forti (presidente), A.Rosa, C.Brofferio, G.Carugno, D.Lucchesi. Viene osservato che il presidentedella commissione non è il più alto in grado. Il presidente risponde che è una prassi, nessuna legge lo prescrive.
Elezione di due vicepresidenti: Nappi è in prorogatio, Masiero sta per scadere.
Prima votazione: esce Masiero. Si vota : 29 Masiero e 2 bianche. Rinnovato per 4 anni.
Seconda votazione: il presidente nell’ottica della rotazione propone Falciano. Esce Falciano. Si vota: 30 Falciano e 1 bianca.
Ferroni ricorda che Masiero ha realizzato una serie di accordi internazionali con istituzioni di ricerca, mentre Falciano è la regista dei rapporti dell’Ente con le industrie.
Su richiesta del direttore di Pavia si sopprime il gruppo collegato di Brescia per mancanza di massa critica sufficiente.
Il presidente vuole continuare la revisione della situazione dei gruppi collegati, ritiene che siano sicuramente sopra soglia Parma, Salerno e Cosenza, mentre per l’istruttoria degli altri propone un gruppo di direttori: Grassi, Bruni e Dalla Torre. Ricorda anche che la situazione del gruppo collegato all’Istituto Superiore di Sanità non deve provocare ostacoli ai rapporti fra INFN e ISS. S.Falciano viene incaricata di studiare il problema.
Approvato accordo con sincrotrone TS per SESAME e collaboration agreement fra INFN e SESAME. La UE ha finanziato per 5 Meuro il CERN per i magneti di Sesame. Cè’ anche una call di ulteriori 2 milioni alla quale l’INFN parteciperà (persona di riferimento A.Ghigo).
Delibera variazioni di bilancio: applicato il taglio di 9.5milioni da finanziaria 2015 sui consumi. Per fortuna c’è anche il +14 milioni recuperati dalla chiusura del CabibboLab.
ESS: Nappi è stato nominato nel CdA al posto di C.Petrillo.
Approvata una convenzione col CNR per la creazione di un Industrial Liason Office a ESRF per il trasferimento tecnologico.
Approvata convenzione con Area Science Park di TS.
Confermato l’accordo INFN – Università La Sapienza per lo “scambio” fra Fernando Ferroni e Stefano Veneziano, in base al decreto Profumo.
Approvato accordo con INAF e ASI per la partecipazione al progetto Euclid (missione ESA su satellite per studio energia oscura).
Approvata una convenzione con il governo georgiano, il CERN ed il CNAO per lo sviluppo di un centro ricerche di radioterapia in quel paese.
Approvato il bando per il premio Vita Finzi per tesi di laurea magistrale (non dottorato) in materie informatiche di interesse della CCR.
Si discute il disciplinare organizzativo di LNL, in parte già discusso nel precedente direttivo. S.Falciano presenta il lavoro di mediazione fatto, aggiungendo due sole unità di secondo livello: nella divisione acceleratori viene creato il reparto ciclotrone all’interno del già esistente servizio “fasci esotici”, mentre nel servizio di direzione viene creato un ufficio “segreteria-convegni-documentazione scientifica” nel quale sono state accorpate tutte le segreterie prima sparse nelle divisioni.
Segue una vivace discussione. Il direttore di Padova, Mezzetto, esprime la sua netta contrarietà all’approvazione, in quanto il disciplinare andrebbe ad aggiungere nuovi elementi ad una organizzazione già fin troppo complessa. Inoltre ritiene che quanto meno l’apertura di un ufficio convegni andrebbe fatta in sinergia con la sua sezione, dove pure è presente una intensa attività convegnistica che non viene riconosciuta in alcun modo.
Vari interventi si esprimono in generale contro i modelli organizzativi troppo ramificati che producono tra l’altro una proliferazione delle indennità. Si ricorda che c’è un gruppo di lavoro del CD sui disciplinari organizzativi della strutture, che ha già definito le linee guida per le sezioni, ma non ancora per i lab nazionali. Viene chiarito che il motivo per cui LNL chiede di approvare questo disciplinare prima che il gdl termini il lavoro è l’urgenza di far partire il lavoro del ciclotrone distinguendo il personale che vi lavora (12 unità) dal resto delle attività di acceleratori per vari motivi, a cominciare dalla radioprotezione. Quando le linee guida per i disciplinari saranno approvate, LNL è disposto ad uniformarsi. Alcuni ritengono inopportuno approvare un disciplinare temporaneo, che implicherebbe tra l’altro conferire delle responsabilità che poi andrebbero revocate a breve. Inoltre si ritiene pericoloso aprire uffici che potrebbero venire emulati in altre sedi.
Il direttore di LNL, Fiorentini, difende le scelte fatte nel disciplinare, ricordando che vi si è lavorato da un anno a questa parte recependo i commenti del gdl, limitando la richiesta a un ufficio e un reparto anziché due servizi. Osserva che il rapporto fra numero di sottostrutture e numero dei dipendenti ai LNL è perfettamente in linea con quello degli altri laboratori. L’obiettivo fondamentale è quello di preparare una struttura organizzativa in grado di garantire il buon funzionamento prima del ciclotrone e poi dell’attività di SPES. E’ necessario identificare coloro che lavorano alle operazioni del ciclotrone in una sottostruttura ben definita, anche per ottemperare alle richieste dell’autorità sulla radioprotezione. A ciò si aggiunge una razionalizzazione delle segreterie delle divisioni, che riunite in unico ufficio possono guadagnare in efficienza. L’attività convegnistica è solo una piccola parte del loro lavoro e da sola certo non giustifica l’esistenza dell’ufficio.
Il direttore di LNS, Cuttone, sottolinea la profonda differenza dei laboratori nazionali rispetto alle sezioni. Si tratta degli unici siti dove l’INFN è l’unico responsabile di tutto, e dove operano le infrastrutture che caratterizzano l’Ente. Per questo è corretto investirvi anche in termini organizzativi: è corretto che alcuni servizi siano presenti solo nel lab nazionali e che le sezioni vicine vi facciano riferimento. Infine si esprime a favore della rotazione degli incarichi di responsabilità, che non vanno mai considerati “a vita”.
Infine il presidente Ferroni propone di approvare il disciplinare proposto, che arriva a valle di una approfondita discussione. E che comunque non potrà rimanere così dopo l’uscita delle linee guida. L’esito della votazione è: contrari 1, 10 astenuti (fra cui il rappresentante dei ricercatori), il resto a favore (22). Il disciplinare è quindi approvato.
Subito dopo viene approvato anche il disciplinare organizzativo del CNAF, discusso nel precedente CD, ma non portato in delibera per motivi tecnici.
Staiano informa che la sezione di Torino ha avuto un finanziamento di 160 keuro dalla fondazione S.Paolo per trasferirsi nell’area di ricerca. Il presidente commenta che si tratta di un’altra dimostrazione dell’importanza del rapporto dei direttori con le regioni e le realtà locali.
Approvato un accordo di collaborazione fra INFN e Regione Lazio.
Ratificato l’agreement per management e funding dell’osservatorio Pierre Auger. Firmato con grande cerimonia e la partecipazione delle massime autorità argentine.
Viene approvata la delibera di assunzione tutti gli idonei dei concorsi a dirigente di ricerca, dirigente tecnologo, primo ricercatore e primo tecnologo.
Approvate anche le assunzioni dei vincitori degli ultimi concorsi per tecnologo livello III.
Approvata la proroga dei contratti a t.d. per il personale tecnico e amministrativo garantita da accordo sindacale fino al 31-12-2016. Gomezel chiede come mai non ci sono tutte le richieste dei direttori. Nappi risponde che nella delibera ci sono tutti i contratti che scadono adesso, gli altri verranno rinnovati per tempo. Il presidente ha ricordato che abbiamo anche parecchi contratti art.36 per ricercatori e tecnologi a tempo determinato in scadenza proprio a fine 2016 (contratti convertiti da art.23 a art.36 lo scorso anno). Il presidente ha dichiarato che non intende più fare accordi di proroga oltre tale scadenza e che comunque i contratti del personale tecnico e amministrativo saranno preservati, previa selezione che permetta un nuovo contratto, trattandosi di personale inserito ormai stabilmente nella struttura dell'Ente (e per il quale i tagli alla PO ed al turnover limitano pesantemente la disponibilità di nuovi posti). Per ricercatori e tecnologi le situazioni andranno valutate in dettaglio.
Sessione informale pomeridiana
Il presidente chiede al rappresentante dei ricercatori di illustrare ai direttori la sua proposta di modifica del regolamento concorsi, inviata per email alla Giunta il 25 novembre. Passeri ha ringraziato dell'opportunità ed ha sottolineato che la proposta è stata discussa con i rappresentanti locali dei ricercatori ed ha l’obiettivo di rendere subito operative poche e mirate modifiche normative negli imminenti concorsi a primo ricercatore ed a dirigente di ricerca previsti nel piano triennale.
Prima di tutto si propone di separare le commissioni per il concorso a primo ricercatore in “sperimentale”, “teorico”, “gruppo V”, come era alcuni anni fa, sia per rendere più omogenei i candidati da confrontare, sia per avere in commissione esperti delle aree di ricerca specifiche di tutti i candidati. Secondariamente propone di riversare il testo dell’attuale regolamento concorsi in un primo disciplinare senza nessuna modifica, a parte l’art.11 che regola i concorsi ai livelli I e II, con l’accordo che poi il gdl concorsi proporrà ulteriori modifiche più organiche nei prossimi mesi. Le norme che si propone di modifica sono due: a) permettere la pubblicazione dei curriculum di tutti i candidati, completando così l’adozione del codice Minerva già parzialmente introdotto nell’ultimo bando; b) introdurre una soglia di giudizio per l’ammissione all’orale, che non coincida con il possesso delle capacità scientifiche minime richieste per l’accesso al profilo. Il secondo punto in particolare mira da una parte a non rendere umiliante ed offensiva la non ammissione all’orale, dall’altra a costringere le commissioni a motivare in dettaglio le non ammissioni sulla base del giudizio dei titoli.
Nella discussione che è seguita, una vasta maggioranza dei presenti ha manifestato consenso alla sostanza della proposta di modifica del regolamento, molti direttori hanno sottolineato che non è tollerabile dichiarare che l’80% dei ricercatori sono degli incapaci non ammettendoli all’orale. Le posizioni sono state molto più variegate sulla proposta di tornare a 3 commissioni separate per i concorsi a primo ricercatore (contrario il presidente, qualche voce favorevole, molti neutri).
E' stato ricordato da molti che la modifica al regolamento per molti versi era stata considerata anche prima di bandire gli ultimi concorsi e all'epoca giudicata giuridicamente incompatibile con l'impianto dell'attuale regolamento (assenza di graduatoria), quindi troppo rischiosa. Tuttavia al termine della discussione Zoccoli, che coordina il gruppo di lavoro sui concorsi, si è impegnato a verificare con esperti di legge la possibilità di implementare sia la soglia di qualità sul giudizio sui titoli, sia la pubblicazione dei curricula dei candidati, possibilmente direttamente nel bando o, in seconda priorità, con una puntuale modifica del regolamento come quella proposta. Una riunione del gruppo di lavoro sul disciplinare concorsi è stata quindi convocata a breve con l'obiettivo di dare una risposta operativa per la preparazione dei nuovi bandi.
Il presidente chiede di fare presto: trattandosi di soli 10 posti a così breve tempo da un altro concorso ritiene naturale che la valutazione coincida in larga parte con quella fatta da poco. Sarebbe quindi velleitario rivoluzionare le regole in un mese.