drone RadHawk

RadHawk: un drone intelligente per misurare la radioattività

Battesimo dell’aria per il drone capace di identificare in real time le sorgenti radioattive, realizzato dalla Sezione INFN di Ferrara e DroneLab

radhawk A

Montare un rivelatore di radiazioni a bordo di un drone è semplice; far interagire l’elettronica dell’avionica con quella di uno spettrometro gamma per ottenere un sistema di misura integrato ed autonomo è una sfida molto più complessa. Questo è ciò che è in grado di fare RadHawk, un drone realizzato dalla sezione di Ferrara dell’INFN e DroneLab, nell’ambito di un trasferimento tecnologico che vede coinvolti giovani ricercatori dell’ente e una brillante realtà imprenditoriale italiana.

“Quando INFN ci ha proposto di costruire un drone con una tecnologia che permettesse di identificare in tempo reale sorgenti radioattive e di interagire con un centro di controllo remoto” dice Antonio Ferraro, amministratore delegato di DroneLab, “ho risposto: Che bello: proviamoci!”. Con questo spirito collaborativo è stato costruito il primo prototipo in grado di operare in ambienti ostili come incidenti nucleari o in contesti ambientali più ordinari come il monitoraggio di una discarica.

Nel cuore di RadHawk è presente molto del know-how maturato nell’ambito del progetto ITALRAD dal team del Laboratorio di Tecnologie Nucleari Applicate all’Ambiente della Sezione di Ferrara. Attraverso tecniche di spettroscopia gamma a bordo di velivoli è possibile identificare la presenza nell’ambiente di radionuclidi naturali (40K, 238U e 232Th) e artificiali, come ad esempio il 137Cs prodotto dagli incidenti nelle centrali nucleari. L’esperienza nella messa a punto di hardware e software maturata in centinaia di ore di volo ha permesso al team dell’INFN di ottimizzare pesi e performance degli strumenti a bordo del drone. Il sistema sviluppato è dotato di un’elettronica intelligente che permette di scambiare informazioni con la centralina del drone, di processare i dati a bordo e di inviarli ad un server remoto. Grazie a queste caratteristiche peculiari, qualsiasi utente connesso ad internet tramite smartphone o computer è in grado di visualizzare in tempo reale la mappa della radioattività della zona sorvolata.

Ora RadHawk è pronto operare in contesti non facili, come siti di stoccaggio di rifiuti nucleari e medicali, impianti industriali, discariche, giacimenti minerari, zone contaminate, centrali nucleari e depositi di scarti industriali e rottami ferrosi. RadHawk è stato progettato anche per rispondere all’esigenza sempre più pressante di gestire i rifiuti NORM (Naturally Occurring Radioactive Material), la cui produzione mondiale è in continua crescita. La caratterizzazione radiologica in-situ di NORM attraverso sistemi robotizzati è infatti sostenibile ed economicamente vantaggiosa.

Rendere accessibile e fruibile una tecnologia complessa: questo è stato il principio condiviso dal gruppo di ricerca e dall’impresa nel percorrere quel fatidico ultimo miglio che separa un prototipo da un prodotto commerciale. “Arrivare sul mercato con hardware e software collaudati,” afferma Antonio Ferraro, “non è stato facile. Non ce l’avremmo mai fatta senza la preziosa collaborazione con CAEN S.p.A., con la quale commercializzeremo il nostro drone in tutto il mondo. Grazie all’INFN abbiamo costruito una sinergia positiva con un’azienda Italiana per affrontare insieme i mercati internazionali”.

RadHawk è un risultato concreto di un progetto ideato e realizzato interamente in Italia, frutto dell’ingegno di giovani ricercatori e di un’impresa che ha avuto il coraggio di scommettere sulla ricerca.

Per saperne di più: 

INFN Laboratory for Nuclear Technologies Applied to the Environment

Dronelab

CAEN – Tools for Discovery