
26 Giu D come Diritto d’autore: come valorizzare la creatività per far crescere la ricerca scientifica
Articoli, software, grafici, immagini: la produzione scientifica è fatta anche di opere creative. Ecco perché tutelare il diritto d’autore è fondamentale per garantire riconoscimento, diffusione e impatto.
La proprietà intellettuale
Il lavoro di chi fa ricerca non contribuisce solo ad aumentare la nostra comprensione del mondo e delle leggi che lo governano. Genera anche una moltitudine di conoscenze e tecnologie che possono trovare applicazioni nella vita di tutti i giorni: articoli, software, grafici, banche dati, immagini. Tutti questi prodotti fanno parte di un universo spesso poco visibile ma prezioso: quello della proprietà intellettuale.
All’interno di questo ambito, una parte fondamentale è rappresentata dal diritto d’autore, che tutela la componente più creativa del lavoro di ricerca, e che, proprio per questo, merita attenzione e consapevolezza.
Quando si parla di “proprietà intellettuale”, dobbiamo far riferimento a due grandi categorie:
- La proprietà industriale, che riguarda brevetti, marchi, design industriale (l’innovazione tecnologica in senso stretto);
- Il diritto d’autore, che protegge opere dell’ingegno a carattere creativo, come la letteratura, la musica e le opere d’arte, ma anche software, articoli scientifici e banche dati. La sua particolarità è che non richiede un deposito formale, poiché i diritti nascono nel momento stesso della creazione dell’opera.
Diritti morali e patrimoniali
Per ogni opera protetta da diritto d’autore vi sono due tipologie di diritti:
- I diritti morali, che appartengono sempre all’autore (a meno che non ne faccia esplicita rinuncia mentre è in vita), al quale garantiscono il riconoscimento della paternità dell’opera e la possibilità di opporsi a modifiche o usi distorti. Sono inalienabili e senza scadenza.
- I diritti patrimoniali riguardano invece lo sfruttamento economico dell’opera: la sua pubblicazione, riproduzione, modifica e traduzione. Rappresentano un bene immateriale che può essere ceduto, concesso in licenza, o scambiato, e sono limitati nel tempo (in Italia durano fino a 70 anni dopo la morte dell’autore). Un esempio è la licenza di pubblicazione di un articolo scientifico, attraverso cui l’autore cede i diritti patrimoniali a un editore, mantenendo però la paternità dell’opera.
Diritto d’autore e ricerca scientifica
Nel contesto della ricerca scientifica, è fondamentale trovare un equilibrio tra due esigenze complementari: da un lato, tutelare il diritto d’autore di chi produce conoscenza; dall’altro, garantire la massima diffusione dei risultati, seguendo i principi della scienza aperta, che l’INFN condivide e promuove.
Il lavoro scientifico genera infatti numerose opere coperte da diritto d’autore: articoli scientifici, programmi per computer e banche dati ma anche immagini, grafici, presentazioni. Tutti materiali che è importante riconoscere come tali e rendere accessibili nel modo più efficace e responsabile possibile.
Per una ricercatrice o un ricercatore, la pubblicazione su rivista peer reviewed (ovvero una “valutazione paritaria”) rappresenta il canale principale per far conoscere i frutti del proprio lavoro e ottenere riconoscimento nella comunità scientifica. Proprio per questo, è essenziale che i diritti morali d’autore vengano tutelati. Tuttavia, l’accessibilità degli articoli è spesso limitata dagli elevati costi di abbonamento imposti dalle riviste scientifiche, che non tutte le istituzioni possono affrontare. È per questo che diventa importante adottare modelli di pubblicazione ad accesso aperto, cioè su riviste che rendano gli articoli disponibili gratuitamente a chiunque. Oltre alle riviste, è possibile rilasciare i propri contenuti anche su repository ad accesso aperto, allegando una licenza specifica che ne regoli l’utilizzo.
Tra queste, le licenze Creative Commons (CC) rappresentano una soluzione flessibile e riconosciuta a livello internazionale: permettono la condivisione gratuita delle opere, stabilendo condizioni chiare sull’utilizzo, come l’attribuzione dell’autore, l’uso non commerciale o l’obbligo di condivisione secondo la stessa licenza.
Nel caso di software o codici sviluppati per la ricerca scientifica, oltre alla duplice esigenza di riconoscere l’autore e di assicurare la diffusione delle conoscenze, potrebbe emergere anche la possibilità di commercializzare a terzi il software. Secondo la legge sul diritto d’autore (l. 633 del 1941 e ss. mm. ii.), i diritti patrimoniali di un software sviluppato per conto e a spese di un ente pubblico, come nel caso di codici creati all’interno delle attività di ricerca di INFN, appartengono all’ente stesso, che quindi può distribuire il software con una specifica licenza. La politica di INFN in questo senso è di utilizzare una licenza open source di tipo copyleft, cioè di rendere il codice sorgente disponibile liberamente, mantenendo però il riconoscimento dell’autore e garantendo che la redistribuzione avvenga con una licenza compatibile. INFN ha identificato EUGPL (European Union Public Licence) come licenza più idonea. È anche possibile prevedere un doppio tipo di licenza: open source e gratuita per uso in ambito di ricerca e a pagamento per uso commerciale.
INFN e il diritto d’autore
Attraverso il Servizio di Trasferimento Tecnologico e il Gruppo di Lavoro sull’Open Science, INFN lavora per creare un equilibrio tra riconoscimento degli autori, tutela dei diritti e diffusione della conoscenza.
Una cultura del diritto d’autore attenta e consapevole è oggi più che mai necessaria per dare valore alla ricerca, promuovere la collaborazione e massimizzare l’impatto delle opere nate nei laboratori, nei progetti e nelle menti di chi fa scienza.