La collaborazione tra INFN e CShark raggiunge l’orbita.

CShark ha in programma di integrare il rivelatore di radiazioni ArduSiPM, sviluppato dalla Sezione INFN di Roma, in tutti i suoi pico satelliti.    

Oltre che una frontiera tecnologica, lo spazio sta diventando sempre più un’opportunità di crescita economica non soltanto per i grandi player aziendali ma anche per giovani start-up innovative.

Lo sa bene Alessandro Fanni, CEO e R&D Director di CShark, azienda piacentina fresca vincitrice di DigithON 2022, la più grande maratona digitale italiana, e partner dell’ INFN nello sviluppo di applicazioni per il progetto ArdusiPM; lo scorso 13 gennaio, infatti, CShark ha lanciato Pilot-1, precursore di una flotta composta da 100 pico satelliti dedicati alle comunicazioni per Internet of Things (IoT).

Piccolo (10 X 5 X 5 cm3), leggero (600 g) e a basso consumo, il concetto di Pilot corrisponde perfettamente all’idea con cui i ricercatori della Sezione INFN di Roma, coordinati da Valerio Bocci, hanno sviluppato ArduSiPM, il primo rivelatore di radiazioni basato su fotomoltiplicatori in silicio (SiPM) completamente integrato in un chip.

Vista l’affinità di approccio e di intenti, era quasi impossibile non collaborare: così nel 2020 CShark ha contattato, attraverso Microchip Technology, produttrice dei chip per ArduSiPM, il gruppo di Valerio Bocci. Da quel giorno il cielo è letteralmente diventato l’unico limite: una versione spaziale di ArduSiPM verrà integrata negli on board computer della flotta di satelliti Pilot che verrà lanciata nei prossimi anni.

La miniaturizzazione dell’elettronica ha reso accessibile l’ambiente spaziale anche ad aziende piccole e, d’altro canto, rende possibile integrare più sistemi e strumenti in un unico chip, rivoluzionando così il modo in cui i sistemi satellitari vengono costruiti.

ArduSiPM è un rivelatore di radiazioni estremamente compatto e leggero, con un basso consumo energetico e quindi adatto a essere integrato in satelliti di piccole dimensioni come i Pilot. L’idea alla base è quella di trasformare il rivelatore di radiazioni da payload a strumento di bordo. Misurando costantemente il livello di radiazioni a cui il satellite è sottoposto, ArduSiPM può inviare un segnale di allarme al resto dei sistemi, ordinando loro, ad esempio, di spegnersi quando il flusso di particelle è troppo elevato, come in caso di tempeste solari.

La collaborazione tra INFN non è comunque confinata solo all’orbita, l’azienda ha infatti sottoscritto un accordo di licenza che le consentirà di utilizzare questa tecnologia anche a terra. CShark potrà integrare ArduSiPM in tutti i suoi sistemi impiegati in applicazioni che richiedono un sistema per il controllo costante e completamente automatizzato delle radiazioni.

Per saperne di più: https://home.infn.it/it/comunicazione/newsletter-infn/focus-newsletter/5138-la-tecnologia-infn-a-bordo-dei-pico-satelliti-di-cshark-per-l-internet-del-futuro