loghi Sibylla e MD Anderson Cancer Center su sfondo blu

Sviluppo di terapie oncologiche innovative: al via la collaborazione strategica tra Sibylla Biotech e MD Anderson Cancer Center

Scoprire e sviluppare nuove terapie antitumorali mediante piccole molecole note come Folding Interfering Degraders (FID), che interrompono il corretto ripiegamento delle proteine bersaglio, distruggendole. Questo l’obiettivo dell’accordo di ricerca tra Sibylla Biotech, una giovane azienda italiana spin-off dell’INFN, e la MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas, uno dei principali punti di riferimento mondiali nella cura del cancro.

L’accordo di ricerca in questione ha una notevole valenza in quanto testimonia l’impatto di Sibylla Biotech, una giovane azienda nata da un’invenzione scaturita dalla ricerca nell’ambito della fisica teorica dell’INFN che in pochi anni ha seguito un importante percorso di crescita sia economica che scientifica al punto di condurre attività di ricerca congiunte con l’MD Anderson Cancer Center, struttura ospedaliera multicentrica dell’Università del Texas e considerata il miglior centro ospedaliero statunitense nel campo della cura, la ricerca, l’educazione e la prevenzione delle malattie oncologiche. 

In base all’accordo, Sibylla e MD Anderson condurranno lavori di scoperta e sviluppo dall’identificazione del bersaglio, alla nomina di farmaci candidati su proteine selezionate, con la possibilità, nel caso, di continuare ulteriormente lo sviluppo preclinico e clinico. La collaborazione unisce la Pharmacological Protein Inactivation by Folding Intermediates Targeting (PPI-FIT), tecnologia innovativa sviluppata da INFN, Università d Trento e di Perugia e Telethon, che sfrutta un approccio computazionale con l’esperienza e le capacità di sviluppo di farmaci della divisione Therapeutics Discovery di MD Anderson. 

La tecnologia proprietaria PPI-FIT di Sibylla sarà utilizzata per scoprire e sviluppare FID, piccole molecole che inducono la degradazione delle proteine bersaglio interferendo con il loro percorso di ripiegamento. In particolare, PPI-FIT può essere applicato a proteine bersaglio oncogeniche attualmente considerate “non trattabili”.