Questa settimana la comunità italiana di ATLAS si è riunita (online) per il workshop ATLAS Italia Young. I protagonisti delle sessioni sono stati i giovani: da Lunedì 27 a Mercoledì 29 Settembre, i laureandi magistrali e i dottorandi della nostra comunità hanno presentato il loro lavoro di ricerca all’interno della collaborazione ATLAS.
Circa l’8% dei ricercatori di ATLAS afferisce alle università e agli enti di ricerca italiani (206 dei 2612 scienziati della collaborazione internazionale). In ATLAS Italia si contano circa 20 laureandi, 30 dottorandi e 35 post-doc: i giovani sono una componente fondamentale dei gruppi in quanto contribuiscono sostanzialmente alle attività di ricerca, sia hardware che software.
Il workshop è stato organizzato dai responsabili della fisica, Andrea Coccaro e Umberto De Sanctis, che coordinano il lavoro dei 14 gruppi ATLAS locali sparsi in tutta Italia, cercando di stimolare la sinergia tra i gruppi. Hanno partecipato ai lavori, oltre 100 ricercatori. A dirigere le 12 sessioni, si sono alternati i giovani post-doc della collaborazione italiana.
Nelle sessioni di fisica sono stati discussi i risultati preliminari delle analisi dati a cui contribuiscono i colleghi italiani: dalle misure di precisione riguardanti le particelle del Modello Standard (bosone W, quark top, mesoni B) allo studio delle proprietà del Bosone di Higgs, fino alla ricerca di particelle supersimmetriche o esotiche, previste da svariati modelli teorici.
Nelle sessioni di performance sono stati descritti gli sviluppi degli algoritmi che permettono di ricostruire e identificare efficacemente le particelle (in particolare, muoni e jet adronici) a partire dai dati grezzi del rivelatore. Molti dei miglioramenti sono ottenuti grazie all’applicazione delle tecniche di Machine Learning.
Nelle sessioni di upgrade, è stato illustrato il lavoro svolto dai gruppi italiani nell’assemblaggio dei componenti delle New Small Weel, i nuovi rivelatori per muoni che in questi giorni vengono installati nella caverna sperimentale. Inoltre, sono stati presentati gli aggiornamenti sulle nuove tecnologie sviluppate per i rivelatori progettati per la fase successiva dell’acceleratore (High-Luminosity LHC), in particolare per il sistema di tracciamento dei muoni, un nuovo rivelatore per la misura di tempo e il nuovo tracciatore ITk.
A conclusione delle tre giornate, l’intervento finale è stato tenuto da Marumi Kado, professore ordinario all’Università La Sapienza di Roma. Nel suo talk, sono stati menzionati i risultati più importanti raggiunti dall’esperimento, ottenuti dall’analisi dei dati raccolti nel Run 2 (2015-2018). La ripartenza dell’acceleratore LHC è prevista per la primavera del 2022. L’esperimento ATLAS riprenderà la raccolta dei dati, andando ad incrementare la statistica, fondamentale per studiare eventi rari ed effettuare misure di precisione.
Marumi ha tutta l’esperienza per delineare i prossimi passi e le prospettive future, avendo ricoperto il ruolo di Coordinatore delle analisi di fisica dell’esperimento ATLAS, attualmente impegnato nel management della collaborazione, in qualità di vice portavoce.
Il suo messaggio è arrivato forte e chiaro ai giovani presenti. Parafrasando le sue parole: “L’obiettivo principale dell’esperimento ATLAS è il progresso scientifico: spingere i confini della conoscenza nella fisica fondamentale.”…”Ma il progetto ATLAS va oltre la fisica delle particelle: rivelatori, software e tecnologia informatica, istruzione e divulgazione”…”raggiungere gli obiettivi nelle migliori condizioni possibili, restituendo l’investimento in termini di conoscenza, tecnologia, istruzione e cultura.”
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